Un inno all’emancipazione della donna Post Litteram come solo una donna poteva concepire.
Esordio alla regia con il botto, ma non solo al botteghino.
Il film, che vede Paola Cortellesi esordire nei panni di regista, trascina gli incassi nel primo fine settimana di programmazione. Non potevamo aspettarci nessun altro risultato che questo da una grande donna, prima, e da una sublime attrice, poi.
Dalla sua mente geniale è nato un prodotto di altissimo valore sociale, per la delicata tematica trattata -che purtroppo colpisce ancora migliaia di donne in Italia-, oltre che un ottimo prodotto di cinema che, oserei dire, potrebbe inaugurare la rinascita del nostro “cinema d’autore”.
Ci troviamo a Roma, a poche settimane dalla nascita della Repubblica Italiana e dalla prima volta delle donne dentro una cabina elettorale. “C’è ancora domani” racconta, in questo momento catartico, la storia di una donna vittima delle violenze domestiche del marito Ivano, interpretato da un bravissimo Valerio Mastrandrea, che le si accanisce contro sia fisicamente che verbalmente, ritenendola un’inetta in tutto, come mentalità dell’epoca imponeva.
Una mentalità becera che ben si evince nel confronto tra culture che la Regista evidenzia quando la protagonista, Delia, ritrova una foto caduta a un soldato americano di stanza proprio a Roma. In quel momento è chiara la visione machista che regna in Italia a confronto con un’America più progredita.
Nel proseguo della narrazione, è palese come -dall’ombra in cui è segregata- la donna macina idee di emancipazione che, per uno strano caso del destino -la morte del suocero il “Sor Ottorino” -, rischiavano di far fallire.
Ottima la scelta del bianco e nero che riporta le scene dentro il periodo storico. Per non parlare delle innumerevoli usanze di popolo che vengono descritte. Paola Cortellesi ha fatto rivivere, pedissequamente, un’epoca passata e spesso raccontata da chi realmente l’ha vissuta. È chiaro lo studio che ha portato e reso grande un prodotto tanto originale quanto fedele al contesto della Roma post-bellica.
Che dire! Attendiamo la neoregista cimentarsi in altre prove di bravura simile.