La nuova legge elettorale è pronta ad affondare il M5S?
Terminato il girone infernale dell’ultima legislatura, finalmente l’Italia torna al voto. Sono passati cinque anni dalle ultime politiche che hanno portato al governo Letta – Renzi – Gentiloni, tre governi si sono succeduti e flotte di promesse che hanno avuto pochi o nulli effetti sull’Italia e sugli italiani, ma hanno avuto grande fortuna nelle tasche dei soliti arroccati politici di casa nostra che avevano tutti gli interessi a chiudere la legislatura alla sua scadenza naturale.
Legge nuova facce vecchie: uno degli ultimi provvedimenti del governo Gentiloni, è stato la firma di una legge elettorale, fortemente caldeggiata dai due principali nemici elettorali, Renzi-Berlusconi, che di fatto non darà mai una garanzia di governo stabile, garantirà l’ennesimo status quo quale già abbiamo assistito nell’ultimo quinquennio; garantirà il semplificarsi di cambi di casacca per aggiudicarsi il più a lungo possibile i benefit garantiti, iniquamente, a chi siede su quegli scranni, e garantirà -per altri cinque anni- il vedere i problemi dell’Italia quali problemi insignificanti e quindi di secondo piano rispetto ai problemi relativi ad un magna magna che si è cercato di arginare ma che, nella realtà dei fatti, è stato ogni volta aggirato con leggi, provvedimenti e norme ad hoc per garantirsi quanto rubato dalla nascita della seconda repubblica in poi.
M5S fa tremare la vecchia politica. La neonata, ormai decennale, forza politica del VDAY fa paura. Dal nulla nata e sottovalutata, è in atto ormai da settimane un continuo atteggiamento denigratorio nei loro confronti. La nuova legge elettorale, si è detto e così sembra apparire, sarebbe nata proprio per non incorrere nel rischio di cadere in un governo Pentastellato, l’unico che ad oggi non si è cimentato nelle cariche di governo nazionale e l’unico quindi sul quale l’Italia potrebbe puntare per vedere finalmente un vero cambiamento (ovviamente con la speranza che non cadano nel solito luogo comune del partito legato alla poltrona, cosa che ad oggi sembra proprio non appartenergli).
Alleanze poco alleate e anime politiche molto distanti. Sono già chiare quali saranno le alleanze che porteranno un gruppo o un altro al governo. A destra una serie di casacche (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, per citare i più in auge) che poco o nulla hanno a che spartire se non pochi punti di programma che ognuna di queste anime sembra interpretare e voler portare avanti secondo punti di vista, apparentemente vicini ma totalmente distanti tra loro.
A sinistra il PD, che sembra debba confrontarsi in solitaria in questa tornata elettorale; isolato sempre più dalle varie anime che lo componevano e che si sono distaccate e allontanate da un segretario che non rispecchia più, a loro dire, i principi fondanti della democrazia (visti i risultati del governo a nome Renzi).
E infine il M5S, un gruppo che corre da solo, un gruppo che ha un’anima unica e un programma condiviso e che con chiarezza propone un governo austero ma di rilancio; austero nei confronti di chi farà parte del corpo parlamentare e di rilancio verso un’Italia che ha bisogno di forti scossoni per poter abbandonare quest’aura di depressione che da un decennio attanaglia ogni angolo della nostra economia ma che in molti sembrano voler negare.
Aumento delle pensioni minime e diritto a sussistenza è il piano di tutti i partiti politici in campo. Non c’è una forza politica che, con un nome o con un altro, non proponga l’aumento delle pensioni o un reddito garantito ai cittadini in non sussistenza autonoma, l’unico intoppo sembrano essere le coperture economiche che nessuno di questi lungimiranti uomini di stato sono stati in grado di identificare con chiarezza. Ma a quanti di questi partiti è balenata l’idea che la copertura per questi provvedimenti c’è già e che basterebbe solo spostare quei fondi da un blocco economico “INIQUO” a uno più proficuo e garantista per gli Italiani? A quasi nessuno di essi, è sempre più facile pesare sui cittadini più deboli (vedi la FLAT TAX che agevolerebbe chi già è in buone condizioni di sussistenza), piuttosto che limitare le loro agevolazioni parlamentari che pesano solo sul bilancio, rinsecchito, dello Stato/cittadini.
Ma una legge che limiti, o meglio cancelli i soprusi economici immotivati esiste già. C’è una norma di epoca monarchica (1912 nata per aggirare una legge dello Statuto Albertino che non prevedeva nessun compenso per i ruoli di senatori e parlamentari http://www.9colonne.it/72685/storia-e-stipendi-br-dei-parlamentari#.WnWKErrOXIV). Secondo questa norma solo i cittadini che non hanno garanzie di sussistenza, per ottemperare ai loro doveri di parlamentari dello Stato, hanno diritto a un equo rimborso per alloggiare e spostarsi da e per il luogo dove sono allocati i palazzi del potere, per tutti gli altri non è previsto e ancor meno dovuto alcunché. Ma quando i nostri rappresentati politici avranno il coraggio di ottemperare ai doveri per i quali li “ELEGGIAMO” per promuovere il bene del “Bel Paese”?
Spero che le elezioni del 4 marzo prossimo diano una svolta e che noi italiani non rimaniamo i SOLITI che abboccano alle solite/ripetute/incompiute promesse elettorali sempre e solo fatte dalle stesse vecchie facce politiche che del parlamentare hanno fatto un mestiere.
Piero Sardo Viscuglia